domenica 21 febbraio 2010

Il sesso è un mostriciattolo famelico che si aggrappa con le unghie alle pareti del nostro cervello, limitando la capacità di ragionamento e facendoci credere cose che mai avremmo pensato di credere in vita nostra.
Il suddetto mostriciattolo è in me proprio mentre mi dirigo all'università.
Era con me anche sul treno, e sulla metro.
Ora, camminando per strada mi chiedo se anche io non sono nient'altro che uno di quegli supratori che si leggono sui giornali di cronaca.
Forse ho semplicemente meno coraggio di loro nel fare coi fatti ciò che praticamente ogni due minuti penso nella mia testa quando il mostriciattolo graffia con le sue unghie. Unghie sporche. Col nero dentro.
La cosa migliore di questo particolare stato d'animo è che, nonostante mi infastidisca tanto quanto il rumore di denti spezzati da un martello, non è praticamente visibile dalle altre persone. Quindi eccomi, signore e signori. Ecco il vostro insospettabile stupratore seriale, che da molto tempo ormai sta facendo pratica nell'anticamera del suo cervello dove ha tutti gli strumenti che gli servono. Vestiti in lattice da catwoman, stanze delle torture, strap-on e altre cose che ancora non sono state inventate.
Ha capito bene signora? Si, dico a lei. L'ho aiutata ad attraversare la strada in quel punto "così pericoloso", come mi ha detto non appena arrivata dall'altra parte sani e salvi. "Che bravo ragazzo" ha aggiunto anche dopo avermi stretto la mano. Quella stessa mano che uso nel mio sport preferito. Lo sport che alimenta il mostriciattolo con le unghie sporche.
E' con questo luccicante stato d'animo che mi presento a lezione e mi siedo accanto a lei.
Lei mi piace, questo mi è chiaro.
Ma se fosse una cicciona obesa schifosa mi piacerebbe lo stesso?
Senza dubbio mi piace molto anche parlare con lei, oltre che stare fermo a contemplarla come un demente. Non che io sia molto più furbo di un demente, sia chiaro.
-Allora, che hai fatto di bello questo week-end?- mi chiede con quel suo modo di fare leggero che mi spezza in due peggio di un cartone di Tyson in pieno stomaco.
Trattengo un conato di vomito con nonchalance e cerco di pensare a qualcosa di estremamente acuto e divertente da dire.
-Scusa un attimo, torno subito- le dico invece, mettendomi una mano davanti alla bocca.
Scappo in bagno di corsa. Per fortuna non è molto distante e riesco a sboccare dentro alla tazza del cesso senza nemmeno sporcare il pavimento.
Prendo un bel respiro profondo e mi metto davanti al lavandino a lavarmi la bocca.
Mi guardo allo specchio e mi fisso negli occhi per due minuti buoni, immobile. Fino a quando per un attimo riesco a non capire chi ho di fronte.
Ho un alito che potrebbe sciogliere la Torre Eiffel in cinque secondi. Non posso tornare da lei in questo stato, così decido di passare dal bar a comprare un pacchetto di gomme da masticare.
-Dammi quelle extra-extra-extra-menta- dico al barista.
-Appuntamento importante?- dice lui facendomi l'occhiolino.
-Una cosa del genere, si...- dico senza troppa convinzione.
-Allora ti consiglio di prendere anche queste mentine- mi dice prendendo una pacchettino azzurro. -Farebbe sembrare fresco anche l'alito di Godzilla, fidati-.
Per un attimo mi sembra di essere con Fonzie nei bagni del locale di Happy Days. Io sono Ricky Cunningham ovviamente, alla disperata ricerca di una ragazza per il ballo scolastico.
Faccio un giro nei corridoi dell'università masticando due gomme alla menta e una mentina consigliatami da Fonzie.
Aspetto che facciano effetto e poi rientro in aula. Il professore ha iniziato a parlare di cose che mi fanno venir voglia di piangere, così decido subito di non ascoltarlo. Devo concentrarmi sulla cazzata da dire a lei.
-Ma dove sei sparito? E' da venti minuti che sei in giro!- mi bisbiglia lanciandomi un occhiata felina che quasi mi uccide.
-Mi stava vibrando il cellulare in tasca e sono uscito a rispondere- dico cercando di nascondere sotto le gengive le gomme e la mentina.
Mi osserva leggermente stranita dopodichè trattiene una risata.
Che male che mi fa quella sua espressione da bambina che cerca di trattenersi per non farsi scoprire dal maestro.
Cerco di immaginarmela cicciona, obesa e schifosa ma non ci riesco.
Ancora oggi mi chiedo: piaceva a me o al mostriciattolo?

venerdì 19 febbraio 2010

Se non posso diventare quell'individuo perfetto.
Quello da respirare da vicino.
Quello il cui tocco può provocare miracoli veri o presunti.
Se non posso volare sopra il traffico cittadino con un lanciamissili in mano, decidendo di far saltare in aria tutti i suv arroganti che se la prendono con le utilitarie indifese.
Se hai deciso che non posso proprio avere superpoteri da super-sayan e devo dunque rimanere nella bolla di mediocrità da me stesso costruita, in cui non mi manca niente oltretutto.
Beh, se hai deciso tutto questo, perlomeno dammi una morte che faccia rumore al punto da far spaccare gli amplifon ai vecchietti per strada.
Dammi un titolo in prima pagina del tipo "combustione spontanea di idiota".
Fai in modo che l'asse terrestre si sposti di qualche centimetro, per causa mia.
Fai diventare l'inverno estate, così, giusto per rompere i coglioni.
Voglio che tu dica a tutti i bambini del mondo che ho ucciso e seviziato Babbo Natale, ma che non possono farci più niente perchè sono morto. Casomai potrebbero venire a sputarmi sulla lapide, se sono proprio tanto arrabbiati.
Già me li vedo in fila, col bigliettino, come dal macellaio.
"A chi tocca sputare?"
Fammi dire delle parole epiche durante gli ultimi attimi della mia vita, magari in latino.
Voglio reinventare il concetto di capro espiatorio.
Anzi no, voglio registrare il concetto di capro espiatorio così che nessuno dopo di me possa usarlo senza pagare una tassa.
E siccome sarò morto lascerò scritto sul testamento che i soldi guadagnati dovranno essere usati dagli eschimesi come amo da pesca.
I pesci poi verranno venduti a prezzo standard sul mercato, anche se il valore reale di ognuno di esso sarà indecifrabile.
Ci sarà gente che passerà i pesci al metal detector per cercare quelli con le banconote di taglio maggiore.
L'economia andrà a puttane, insieme alla mia vita, e forse allora io sarò felice.